Su un numero del mensile ufficiale della Polizia di Stato – marzo 2012 – mi sono imbattuto in un interessante copertina dal titolo:
Fine dei giochi
Azzardo: patologia e crimine – Dal Calcio ai videopoker truccati
Riporto qui i titoli della coppia di articoli sul gioco d’azzardo che trattano un problema ancora attuale, purtroppo:
- La fabbrica dei (brutti) sogni. – Le fasce sociali più deboli sono lo zoccolo duro del gioco d’azzardo in Italia. Un affare da 76 miliardi all’anno, ma anche un’attrattiva che può sconfinare in una vera e propria malattia: la ludopatia.
Sottotitoli:- Un mercato in espansione
- La febbre scorre on line
- Effetto Las Vesgas
- Il core business
- Patologia
- Lo psicologo
- Giocate criminali. – L’ombra delle organizzazioni criminali sulla gestione del gioco d’azzardo in Italia. Le indagini e le strategie del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato per contrastare ogni tentativo di infiltrazione.
Riflessione
Da una parte un organo dello Stato, il Ministero dell’Interno, con la Polizia di Stato, che tenta di arginare il fenomeno del gioco d’azzardo e dell’impoverimento della popolazione e cerca di prevenire la ludopatia. Dall’altra parte, sempre un ministero, quello dell’Economia e delle Finanze, che organizza una quantità di giochi e concede una quantità di licenze, tra Lotterie, Lotto, Bingo, Slot, Gratta e Vinci (e non so cosa altro) che è impressionante. Poi il Governo (Letta) che approva il condono di cui approfittano quasi tutti i gestori che non avevano attivato le slot in modo regolare e condonano miliardi (non miloni) di euro di multe. Insomma: da una parte ci si impegna con le poche forze a disposizione ad arginare un fenomeno che dilaga e dall’altra c’è chi dispone di mezzi ingenti, campagne mediatiche martellanti e favori di legge. E in mezzo sta il popolo, attirato dal facile guadagno, che si gioca anche quanto serve alle necessità elementari.
Certo, la domanda è ovvia? A chi diamo la colpa se uno si gioca i propri soldi e, volontariamente, si mette sullo sgabello di una slot e non scende più fintanto che non termina l’ultima moneta? Ma oggi si trova una slot in ogni bar, oltre alle apposite sale slot, una sala bingo sempre nei paraggi o centinaia di grattini in innumerevoli punti vendita ed i mezzi televisivi sono piendi di spot che fanno da strumento di convincimento che i tutti i guai saranno risolti con lo slogan RICCO PER SEMPRE, non può essere né lo Stato né una azienda del gioco a poter propagandare una possibilità che definirei remota (e che in effetti è basata sul principio: Arricchirne uno per impoverirne 100.000). In questo scontro c’è un concorso di colpa enorme. Quello che vorrei dalla gente e che la smettesse di finanziare questi giochi; così riusciremmo veramente a mandare all’aria il tavolo su cui in troppi oggi si abbuffano; alla faccia del popolo!
Non voglio poi discutere se la scelta di farsi del male col gioco sia confrontabile col vizio del fumo o dell’alcool; qui tutti risponderebbero: se non lo fa lo Stato, ci sarà la criminalità che farà di peggio. Quelllo che vorrei dallo Stato, quello con la S maiuscola, è invece che, così come evita di fare porpaganda alle sigarette, proibisse la pubblicità ai giochi (e all’alcool) ed avesse priorità nel salvaguardare l’interesse nazionale. Altrimenti, oltre che sfruttatore dei vizi, ne diventerebbe complice!