Il clic per scaraventare i “bannati” giù da quella torre di Babele che ormai è Facebook è pronto! Ed i post, i commenti, i like, le foto, i messaggi e, persino, tutti gli amici che i bannati avranno portato nelle radiose Nuove Comunità (ed i loro contributi) potranno esser dannati … ops … bannati, in un istante, per sempre!
Nella conferenza tenuta il 22 giugno 2017 al “Facebook Communities Summit” di Chicago, Mark Zuckerberg ha lanciato il suo messaggio: Bringing the World Closer Together (Riunendo il mondo insieme) e, dopo aver presentato i gruppi Facebook a cui egli stesso partecipa, ha introdotto il problema degli amministratori di quei gruppi partiti con pochi membri e facili da gestire che poi, una volta arrivati a migliaia (o anche milioni) di appartenenti presentano notevoli problemi di gestione. In effetti Zuckerberg ha ammesso che:
For the past decade, we’ve focused on making the world more open and connected. We’re not done with that.
(Nella passata decade ci siamo concentrati sul rendere il mondo più aperto e connesso. Non ce l’abbiamo fatta.)
Per cui ora ritiene di dover cambiare strategia; e la frase principale che lo spiega è:
When you bring people together, you never know where it will lead.
(Quando metti insieme delle persone, non sai mai dove ciò condurrà.)
Certo, perché nessuno può prevedere il futuro, ma in Facebook hanno bisogno di strumenti per gestire gruppi anche di migliaia di persone e le relazioni che loro si sono create; positive (come gli esempi dei gruppi di supporto alle donne della Nigeria) o negative (gli utenti “bad actors” che, possiamo tradurre, commettono “cattive azioni”); ma chi deciderà quali saranno le cattive azioni?
Cosa importante, come evidenzia anche Wired, è che sarà:
Vita difficile anche per i “bad actors”: si potranno rimuovere, con un solo passaggio, una persona e il contenuto che questa ha creato all’interno del gruppo, inclusi i post, i commenti e altre persone che ha aggiunto al gruppo.
Insomma: un clic e addio a te su questo gruppo, a tutto quello che qui avevi postato, agli amici che avevi portato e a tutte le relazioni che avevi costruito! Un metodo perfetto per applicare politiche di censura.
Bella community, non c’è che dire. Sarà un continuo scaraventare gli utenti giù da questa torre di Babele che sta diventando questo social network. Gestire un gruppo sembrerà allora come agire in un film: “Capo, c’è uno che sta diventando scomodo!” Ed il capo: “Buttatelo fuori!”. Nessuna possibilità di fare una copia di quanto pubblicato, delle relazioni intercorse e dei messaggi scambiati (almeno ultimamente, tra cui probabilmente il contenuto incriminato) per cui: oblio immediato!
Come fare la copia preventiva dei nostri contributi prima che sia troppo tardi
Per cui, se volete scaricare sul vostro computer un archivio delle vostre attività svolte in Facebook (ed ogni tanto è sempre meglio farlo), occorre accedere al proprio profilo Facebook e fare clic sul link alla voce: “Scarica una copia dei tuoi dati di Facebook”. Dovrete inserire la vostra password e sarete informati che ci vorrà del tempo, anche delle ore; alla fine verrete avvisati via email con un link dal quale procedere a scaricare l’archivio (il link sarà valido solo alcuni giorni: monitorate la vostra casella di posta e non fatelo scadere).
E la privacy?
Alcuni aspetti, poi, sembrano mettere a repentaglio anche la privacy in quanto saranno messi a disposizione degli amministratori tutti gli strumenti per ispezionare i contenuti e le attività dell’utente (con “Insight”) anche in “real time”, cioè si potrà controllare cosa sta facendo ogni singolo utente in tempo reale!
A questo punto se l’amministratore di un gruppo trovasse che un utente sia andato più o meno giustamente fuori dagli standard (o magari l’amministratore divenisse inebriato di “onnipotenza sociale”) e premesse il fatidico clic, a seguito di questa censura ci sarebbero anche degli “effetti collaterali”:
- Sparirebbero all’improvviso tutti i contenuti apportati dall’utente bannato, anche se potrebbero essere stati apprezzati in precedenza (con like e commenti) dagli altri membri del gruppo.
- La colpa dell’utente ricadrebbe sugli amici che lui ha portato dentro, dato che sparirebbero pure loro, ed il medesimo oblio scenderà anche su tutti i loro contributi.
- A cascata, tutti quanti hanno apprezzato i contributi di questi altri utenti, non troveranno più disponibile alcunché.
Se con un clic puoi esser fuori dai gruppi, con un altro puoi esser fuori da Facebook
A livello tecnico, per il sistema informativo su cui si regge Facebook e per la potenza elaborativa dei sistemi informatici di cui dispone, individuare e relazionare i contributi di un utente all’interno di un particolare gruppo o su tutto il sistema di Facebook (la sua bacheca al completo), è praticamente la stessa cosa.
Per cui può esser comminata in un istante anche una completa DAMNATIO MEMORIAE dal SOCIAL NETWORK, essendo possibile eliminare (o almeno disattivare) l’utente e tutti i suoi contenuti e relazioni.
E non sarà come nel caso deglii utenti bannati per 1, 7 o 30 giorni, i cui post restano sempre ricercabili e consultabili dagli altri utenti (che possono continuare ad interagire con i like ed altro).
Risulterà che nessuno l’avrà mai avuto come amico; nessuno potrà risalire ai suoi post, nessuno vedrà più le sue foto e non ci sarà traccia dei suoi like. E sarà come non fosse mai esistito!
Fai invece parte di un gruppo ben specifico: benvenuto, classificati da solo, così non dobbiamo nemmeno faticare a scoprire chi sei!
Non solo DOPO, ma anche PRIMA: la censura preventiva!
Con i nuovi filtri in ingresso non ci sarà bisogno di fare troppe domande: sei un soggetto già segnalato? Non rientri tra dei “criteri specifichi”? Non ci sarà bisogno di vagliare la tua richiesta di far parte del gruppo; nemmeno riuscirai a chiedere di entrare!
I media nazionali hanno messo enfasi su queste nuove comunità e sul Sole 24 Ore hanno riportato che l’ingresso nei gruppi sarà regolato da filtri “come il sesso e la posizione geografica”; ma sono incappati nel classico errore di questi tempi, traducendo “gender” con “sesso”. Infatti Mark Zuckerberg nel suo post ha scritto che le richieste saranno filtrate:
“by location and gender”
(per località e genere)
e NON, come si potrebbe pensare dalla traduzione del Sole 24 Ore,
“by location and sex”
(per località e sesso)
Ma nell’articolo del giornale economico italiano per eccellenza, in quel punto, con una traduzione errata si comunica una logica ERRATA che non coglie le vere intenzioni di Facebook: avere il maggior dettaglio possibile delle persone, spingendole apertamente a classificarsi spontaneamente per “genere”! In termini di marketing è una perfetta profilazione del cliente.
Infatti, nonostante il regolamento di Facebook richieda di fornire le proprie vere generalità in quanto “Non è consentito fingere di essere persone o oggetti diversi” (“o oggetti” ?), nel profilo utente, alla voce “Genere”, oltre ai primi due valori: “uomo” e “donna”, c’è un terzo “Campo personalizzato” con una casella dove basta digitare un paio di lettere e si vedrà che c’è la scelta tra almeno 56 diversi nuovi “generi”; lì, a differenza del SESSO, si indica il GENERE! Ecco dove Facebook ottiene gratuitamente la sua classificazione più efficace; e non contenti di tutto ciò stanno pure chiedendo agli utenti scattare un “selfie” per farsi riconoscere; e forse, se non ci scatteremo il selfie, saremo bannati lo stesso!
E tale richiesta di farsi riconoscere non perviene al momento dell’iscrizione, ma spesso appare dopo, quando sono state intessute molte relazioni e dopo che, per vari motivi, non ultima la segnalazione da parte di altri utenti, iniziano a scattare le prime censure e si inizia a rischiare di perdere traccia di quello che abbiamo portato in un gruppo o, addirittura, nell’intero social network.
E se ora mi bannano? Che ansia!
Non è possibile fare screenshot (copie dello schermo) in continuazione; non è facile scaricare continuamente su un PC il registro delle attività, non si può stare a pensare di copiare ogni cosa che si fa con la paura di perderla un istante dopo. Sarebbe maniacale dover pensare:
“E se quello che si scrivo in questo gruppo venisse giudicato tale da bannarmi per sempre da qui?”
Alla faccia della non discriminazione e della libertà di parola! Quale utente scriverà in serenità, farà un like o commenterà senza timore se saprà in anticipo che sarà accettato solo quello che piacerà all’amministratore?
Ma come si fa a dire di voler riunire e raggruppare il mondo se si creano strumenti per l’esclusione?
Pertanto andremo verso il PENSIERO UNICO DI GRUPPO; oppure staremo ognuno con la nostra verità, ma fuori, e da soli.
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