Perché i minorenni dovrebbero stare alla larga dai social network e da Facebook

Ho dovuto puntare più volte i piedi quando ho spiegato ai miei figli che non si potevano iscrivere ai social network tipo Facebook (dopo che molti loro coetanei si erano già iscritti) così come in famiglia abbiamo negato l’iscrizione ai siti che hanno una simile impostazione. Oggi, purtroppo, abbiamo una conferma ed un ottimo motivo per continuare su questa strada.

Avevo già scritto un articolo sulle intenzioni politiche (e non tecnologiche) di Mark Zuckerberg ed un altro sul fatto che le grandi compagnie tecnologiche stanno imponendo la loro visione ai loro dipendenti (spingendoli fino alle dimissioni) e mi ritrovo un ulteriore articolo (originariamente su MSN, ma non più disponibile, ed ora reperibile solo sul Corriere.it) per cui vale la pena ragionare: Facebook studia l’umore dei ragazzini per vendere la pubblicità (art. originale in inglese: The Australian – Facebook targets ‘insecure’ young people).

Si, proprio così: in Facebook hanno stato studiato l’UMORE di 6,4 milioni di utenti australiani e neozelandesi, tutti ragazzini di 14 anni. Non è un errore: SEI MILIONI E QUATTROCENTO MILA ! Un campione immenso, la cui analisi è stata resa possibile dall’elevata capacità informatica di Facebook. Lo scopo: capire quando e come “colpire” con il marketing. Un’azione da cecchini! Senza rispetto della privacy, né della riservatezza, né dell’essere dei minorenni! Il tutto per ottimizzare l’azione di marketing e proporre il prodotto ritenuto adatto all’umore del momento del giovane!

Ma non erano loro stessi, in Facebook, coi loro Standard della Comunità di Facebook a STABILIRE PER TUTTI GLI UTENTI che “Ci impegniamo al massimo per proteggere il tuo account e le tue informazioni personali.“? E poi i primi a non rispettare la privacy dei minorenni sono loro stessi?

Gli stati d’animo sono stati perfettamente classificati:

E, con i loro algoritmi, sono stati capaci di classificare perfettamente tutti gli stati d’animo, specialmente quelli più vulnerabili:

  • stressed = stressato
  • defeated = sconfitto
  • overwhelmed = sopraffatto
  • anxious = ansioso
  • nervous = nervoso
  • stupid = stupido
  • silly = sciocco
  • useless = inutile
  • failure = fallito, fallimento

Solo in Australia e Nuova Zelanda, o in tutto il mondo?

Non lo so, ovviamente, ma i sistemi informatici di questo tipo (Big Data) hanno una copertura globale che replicano il medesimo dato in vari server di accesso sparsi in tutto il mondo; si può accedere una prima volta a Facebook in Italia e poi viaggiare in Australia e da lì riprendere a navigare nel nostro profilo Per cui allo stesso modo questa analisi può essere fatta su qualunque utente Facebook di tutto il mondo.

Le scuse, ma non il rimedio

Certo, in Facebook hanno poi ammesso di aver sbagliato ed hanno dichiarato che avrebbero fatto un’inchiesta interna ed un’azione disciplinare … ma non hanno mica detto che distruggeranno tali dati!

E si legge anche che nel 2014 da Facebook era partito l’esperimento di mandare dei messaggi con contenuto positivo o negativo per poi vedere come avrebbero risposto i destinatari; praticamente gli utenti sono stati usati come delle cavie! I risultati sono poi serviti alle odierne azioni di marketing! Per ora l’azione è commerciale, ma non si sa mai possa servire anche per un’azione politica. Intanto, leggendo quanto avvenuto con la vicenda di Cambridge Analytica, c’è già una mezza conferma.

Per cui, minorenni, senza consenso, alla larga dai Social Network!

Lo dice anche una legge europea, il GDPR, e un decreto del Governo Italiano.


Crediti: Immagine di copertina creata da Freepik + logo No Facebook

Note:

  1. Il link originale all’articolo dal titolo: Facebook studia l’umore dei ragazzini per vendere la pubblicità, reperito nel 2017 su MSN: http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/facebook-studia-l%E2%80%99umore-dei-ragazzini-per-vendere-la-pubblicit%C3%A0/ar-BBAAylg?li=AAaxHVJ&ocid=spartanntp non risulta più disponibile nel 2018 ed è stato sostituito con l’analogo link all’articolo sul Corriere.it.
  2. Il link originale all’articolo dal titolo: Facebook, il manifesto di Zuckerberg e la tentazione della politica, reperito nel 2017 su MSN: http://www.msn.com/it-it/video/guarda/facebook-il-manifesto-di-zuckerberg-e-la-tentazione-della-politica/vi-AAn3Dbn non risulta più disponibile nel 2018 ed è stato sostituito con l’analogo link all’articolo su rainews.it.

About the author

Comments

  1. Non bastasse questa schedatura di massa dei minori, ho scoperto una brutta vicenda: in Facebook hanno ingaggiato e vinto una battaglia legale contro la madre di una ragazza morta in un incidente sospetto in metropolitana; la madre voleva accedere al profilo Facebook della figlia per vedere se ci fossero messaggi o indizi per una possibile spinta al suicidio avvenuta via social network. Ma le è stato impedito! http://www.ninjamarketing.it/2017/06/05/facebook-le-impedisce-accedere-allaccount-della-figlia-morta/

Rispondi